Vaccinare tutti i bambini per la varicella? Forse no …

varicella-herpes-zosterL’articolo che vi segnalo qui sotto è vecchio di 10 anni, ma forse è molto utile ricordarlo ora, dal momento che oggi in Italia si parla di vaccinare contro la varicella tutti i bambini nel secondo anno di vita.

Buona lettura

Dott. G.Marini

La diffusione della varicella e le strategie di prevenzione e vaccinazione  Marta Ciofi degli Atti, Reparto malattie infettive, Cnesps, Istituto Superiore di Sanità (www.epicentro.iss.it – 12 maggio 2005)

La varicella è frequente in tutto il mondo e in Italia si verificano epidemie annuali, con incidenza massima in primavera. Il 90% dei casi notificati riguarda bambini e ragazzi fino a 14 anni. I risultati del sistema di sorveglianza sentinella Spes mostrano infatti che ogni anno la varicella interessa il 5% circa della popolazione di questa fascia di età. Questo corrisponde a una stima di circa 500.000 casi per anno, in accordo con i risultati di studi relativi alla sottonotifica dell’infezione, basati su dati di sieroprevalenza nella popolazione generale e su modelli matematici. La fascia di età più colpita è quella tra 1 e 4 anni. Anche se più rara, la varicella può colpire anche ragazzi più grandi e adulti; in particolare, i dati di sieroprevalenza mostrano che circa il 10% della popolazione tra 20 e 40 anni non ha ancora contratto l’infezione, ed è quindi a rischio di ammalarsi.

In età pediatrica, la varicella è una malattia relativamente benigna; la frequenza di complicanze stimata da uno studio italiano condotto negli anni ’90 è infatti pari al 3,5%, mentre quella dei ricoveri è dello 0,9%. Vi sono inoltre studi internazionali che mostrano nei bambini una frequenza di complicanze severe e di decessi rispettivamente di 8 e 2 casi ogni 100.000 malati (pari cioè allo 0,008% e 0,002%). La gravità della malattia aumenta invece con l’età, e negli adulti la frequenza di complicanze, ricoveri e decessi è stimata essere rispettivamente 7, 9 e 25 volte superiore rispetto ai bambini. Inoltre, la varicella può avere un decorso particolarmente grave nelle persone immunodepresse di qualsiasi età.

L’infezione può essere prevenuta con il vaccino costituito da virus vivo attenuato, che alcuni Paesi, tra cui gli Usa, raccomandano per tutti i bambini nel secondo anno di vita. L’efficacia della vaccinazione nei bambini è stata stimata essere del 93% in un trial clinico controllato, e del 73% circa in studi di campo. La vaccinazione, che come gli altri vaccini vivi attenuati è controindicata negli individui con deficit della risposta immune, va effettuata con una sola dose ai bambini tra 12 mesi e 12 anni, e con due dosi in chi ha più di 12 anni.

Modelli matematici internazionali e nazionali mostrano che la vaccinazione su larga scala per i nuovi nati andrebbe attuata solo se si possono raggiungere in tempi brevi coperture vaccinali superiori all’80% in ogni coorte di nascita. In caso contrario si verificherebbero effetti indesiderati, quali lo spostamento in avanti dell’età dei casi, con una maggiore incidenza in età in cui la malattia è più grave.

La vaccinazione degli adolescenti, pur avendo un impatto modesto sull’incidenza totale della malattia, consente invece di ridurre la frequenza dei casi a maggior rischio di complicanze. Considerata la maggior gravità della malattia all’aumentare dell’età, la vaccinazione degli adulti suscettibili rappresenta un’azione prioritaria, soprattutto per le persone che per motivi professionali hanno un maggior rischio di acquisire l’infezione (come il personale scolastico) o trasmetterla a persone in fragili condizioni di salute (come gli operatori sanitari). Anche le donne in età fertile rappresentano un gruppo di popolazione per cui la vaccinazione è particolarmente necessaria, perché l’infezione in gravidanza può trasmettersi al feto causando una embriopatia, se la varicella è stata acquisita nei primi due trimestri di gestazione, o una forma grave di varicella del neonato se la madre ha avuto la malattia da 5 giorni prima a due giorni dopo il parto. In questo caso, la mortalità del neonato può arrivare fino al 30%.

Inoltre, analogamente a quanto accade per altre malattie infettive, come il morbillo o le meningiti meningococciche, è presumibile che anche chi vive in comunità chiuse (caserme, carceri, collegi universitari ecc) abbia un maggior rischio di contrarre l’infezione. A questo proposito bisogna ricordare che, come il vaccino contro il morbillo, anche quello contro la varicella è efficace nella profilassi post-esposizione, se somministrato entro 3 giorni. Se si verifica un caso in una comunità chiusa di adulti, è quindi opportuno vaccinare chi non ricorda di avere avuto la varicella. L’anamnesi di mancata malattia, infatti, è affidabile per identificare i suscettibili.