“Dottore, il bambino non mi mangia …!”.

Altan_mangia“Dottore, il bambino non mi mangia …!”.  Quante volte il Pediatra si sente riferire questa frase dalle mamme! Curioso, se pensiamo che attualmente i bambini abruzzesi sono i più sovrappeso d’Italia, e che il nostro Paese vanta il triste primato europeo della maggior prevalenza di obesità infantile.

Ma non sfuggirà ai più attenti quel pronome: non MI mangia, cioè non mangia A ME. Quasi che nel breve momento del pasto si giocasse tutto il rapporto madre-figlio, quasi che il bambino – rifiutando il cibo – rifiutasse la madre intera.

Ed allora la mamma non potrà accettare la scelta del bimbo, e lo forzerà a mangiare o con le buone (… ancora un cucchiaino, per favore!) o con le cattive. Il bimbo a questo punto attuerà le sue contromisure, e più sarà costretto a farlo meno mangerà, e alla peggio vomiterà; meno il bimbo mangia più il genitore forza – più il genitore forza meno il bimbo mangia, ecco il circolo vizioso che porterà il piccolo a mangiare negli anni sempre meno al pasto e sempre più fuori pasto. Peccato che mangiare fuori pasto significa per lui mangiare le cosiddette “schifezze”, cibi di bassa qualità ma di elevato livello calorico: ciò spiega l’apparente paradosso secondo il quale meno il bambino mangia al pasto più su di peso va.

Inoltre il bambino, nel rifiutare il cibo al pasto, avrà la sensazione netta di essere vincente sul genitore. E si sentirà ancora più vincente se la mamma ci rimarrà male, o si arrabbierà. Quindi non cambierà mai.

E fuori pasto, a questo punto non sentirà forse fame? Certo, peccato che purtroppo troverà spesso un genitore (o un nonno) molto indulgente: “visto che non hai mangiato niente al pasto, almeno prendi un biscottino, o un succo di frutta, o una merendina, …”, che al bimbo piacciono un sacco, ed ecco chiuso il cerchio, ecco che il peso del bimbo comincia inesorabilmente a salire.

Vincente al pasto e vincente fuori pasto: a questo punto il bambino non cambierà mai le sue abitudini!

E allora come uscirne? Ecco alcuni trucchi pratici:

  1. NON SI PARLA DI CIBO AI FIGLI, MAI! NE’ AL PASTO NE’ FUORI PASTO. E’ l’unico argomento da non toccare mai.
  2. E’ bene proporre a tavola i cibi che normalmente il bambino mangia, senza chiedergli prima cosa vuole o non vuole mangiare oggi.
  3. Al pasto non bisogna forzare mai il bimbo a mangiare! Non date l’impressione di rimanerci male se non mangia, ma accettate questo suo rifiuto completo o parziale come una scelta che VA RISPETTATA.
  4. Se il bambino durante il pasto si alza e se ne va da tavola, disinteressatevene e non andate mai a riprenderlo: se lo farete lui si rialzerà altre volte, quindi voi sarete i perdenti e lui il vincente. Invece lasciatelo pure andare: sarà lui che di lì a poco tornerà di nuovo a tavola con la coda tra le gambe, vedendosi ignorato: se sarà perdente lui, certamente cambierà. Ma se invece non tornasse a tavola e decidesse di non proseguire il pasto, lasciatelo pure sbagliare e leggete il punto seguente.
  5. Se il bimbo ha mangiato poco o nulla al pasto, fuori pasto avrà fame ma ASSOLUTAMENTE non potrà mangiare nulla; purtroppo per lui dovrà aspettare il pasto successivo (ma non diteglielo mai direttamente!). Per modificare i suoi comportamenti deve pur capire che ha sbagliato, che è perdente, ma attenzione: non parlate e non negategli nulla direttamente! Il cibo proibito acquisterebbe per lui ulteriore importanza, e il conflitto con voi aumenterebbe. Occorre invece lavorare sottobanco, creare le condizioni per cui fuori pasto il bimbo non riuscirà a pasticciare, ma tutto questo dovrà viverlo come una disgrazia del destino, e non come una scelta dei genitori. Per i genitori talvolta fare questo è difficile, ma è più facile se in casa non ci sono le “schifezze”, e se nei momenti critici più che negargli questo o quello si lavora in positivo, proponendo al bimbo di uscire con voi a fare una bella passeggiata (lontano da bar e supermercati …): è più facile e più scaltro!
  6. Ricordate sempre che il bambino impara tutto per imitazione dai vostri comportamenti, e non perchè convinto da questa o quella argomentazione: perciò a tavola il genitore sta zitto, mangia bene, mangia tutto, e non si può alzare da tavola.

Dott. Giuseppe Marini