Uso e abuso di antibiotici in Svezia e in Italia

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La situazione relativa al consumo di antibiotici in Europa varia notevolmente nei diversi Paesi, ma, mentre alcuni Stati (come ad esempio la Svezia) hanno mostrato un calo dell’utilizzo di questi farmaci, cui corrisponde una ridotta insorgenza di ceppi batterici resistenti, al contrario in Italia si è osservato, specialmente negli ultimi anni, un progressivo aumento del consumo di antibiotici e per questo l’Italia, insieme alla Grecia risulta essere in Europa, una tra le Nazioni in cui la resistenza agli antibiotici è maggiormente diffusa. Proprio per questa ragione il confronto con la Svezia, che si impegna attivamente nella battaglia contro questo problema, può essere utile per comprendere quali misure potrebbero essere adottate in Italia allo scopo di migliorare una situazione che, nel panorama Europeo, è tra le più preoccupanti.

Secondo i più recenti dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco gli antimicrobici per uso sistemico rappresentano in Italia la terza maggior causa di spesa pubblica in campo terapeutico, per un totale di circa 2 miliardi di Euro (pari a 32,9 Euro pro capite). Lo stesso rapporto indica una prevalenza della spesa derivante dall’acquisto di medicinali da parte delle strutture sanitarie pubbliche (22,0 euro pro capite), rispetto a quella dovuta all’assistenza farmaceutica convenzionata. I dati evidenziano una forte crescita, rispetto al 2011, della spesa (+33,8%) per i farmaci antimicrobici per uso sistemico acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, a fronte di un incremento solo moderato dei consumi (+3,4%). Al contrario, il consumo per l’assistenza convenzionata, rimasto sostanzialmente stabile, ha portato ad una riduzione dei costi, evidentemente per l’incremento dell’uso di farmaci generici a brevetto scaduto. Inoltre, sempre secondo l’Agenzia del Farmaco l’Italia dal 2002 al 2007 è stata uno dei Paesi UE con il consumo più elevato di farmaci antibiotici, preceduta solo da Francia e Cipro, con un consumo in alcuni casi più elevato di oltre il 100% rispetto ai Paesi più “virtuosi”.